Disclaimers:   tutto questo avviene dopo 'corrompere la luce', se a qualcuno è scappato questo capolavoro, fa niente, diciamo che i personaggi di Yoroiden Samurai Troopers (che non mi appartengono e con i quali non guadagno $$ ... a meno che qualcuno di voi voglia pagarmi per leggere il seguito ... ma non credo proprio anche perchè se vi piace l'inizio, il resto ve lo posto anche gratis!!!) sono stato un po' manipolati dalla mia mente malata per far saltare fuori  questo casino 
RINGRAZIAMENTO doveroso alla mia consulente estetico/medica: la mia Ljs!
Senza di lei questa parte non sarebbe mai potuta nascere per cui . . prendetevela con lei!!! :P!

Ah ... un'ultima cosa e poi vi lascio leggere tra # ci sono le frasi che si scambiano telepaticamente!


Fili intrecciati

di Dhely

parte II


"Touma, smettila! - Seiji si scosse stizzito sbattendo per terra l'asciugamano con cui si stava asciugando i capelli dopo una doccia -Guardami! Ti sembra che stia male? Sto benissimo. Mi sono solo venuti degli stupidissimi crampi, sono solo stato tanto sciocco da non bere quand'era necessario, ma non assillarmi, maledizione!"
Lo vide ritrarsi ombroso e scostante come il suo solito durante le loro litigate e Seiji si sentì un verme. Perché doveva prendersela con lui? Si passò una mano fra i capelli con un sospiro.
"Ero solo preoccupato per te, ma visto che è ovvio che il grande uomo qui non ha bisogno di me, io . ."
Seiji gli si avvicinò posandogli un dito sulle labbra, lo sguardo più dolce che seppe trovare. "Scusami, Touma, scusami. So che lo fai in perfetta buona fede ma io . . lo sai come reagisco quando mi sento soffocare. Sto bene, davvero. Starò più attento, d'ora in poi, te lo prometto."
Lo vide mantenere il suo volto contorto in una smorfia di disappunto ma per lo meno non pareva più intenzionato a fuggire da lui. L'ultima cosa che voleva fare era offenderlo, Touma era così dolcemente preoccupato che gli faceva stringere il cuore, gli sorrise sfiorandogli il viso cercando di trasmettergli tutto quello che provava per lui.
"Ho cercato sempre di non assillarti . ."
"Lo so, lo so bene, e ti chiedo scusa per la mia reazione ma . . si appoggiò pesantemente con le mani al lavandino - è da giorni che mi sento un osservato speciale, mi pare che tutti mi spiate, cercate di capire come sto al punto da spingervi dal prevenire ogni mia richiesta. Io . . non riesco a sopportarlo. Ho bisogno di spazio non di essere perseguitato in questo modo. Ti prego."
Touma prese un profondo respiro e stava per dirgli che non era vero, che non lo stava assillando poi si morse un labbro: non lo lasciava in pace neppure quando stava facendo la doccia! Scosse il capo scrollandosi un po' di tristezza di dosso, allungando una mano a sfiorargli una spalla. La pelle morbida e bianca gli solleticò il palmo, i muscoli guizzarono istintivamente, l'acqua gli scivolava ancora indosso e Touma si concesse un sorriso.
"Scusami."
Il suo sorriso gli bastò. Gli passò un braccio sulle spalle e se lo strinse al petto, sentendolo ridere mentre gli appoggiava piano le labbra sul collo facendolo tremare.
"Ti bagno tutto!"
Touma si allontanò di mezzo passo per vederlo in viso senza lasciarlo andare dall'abbraccio e gli sorrise. Era così dannatamente bello. L'idea che accadesse qualcosa gli era insopportabile . . sopirò chinandosi su di lui a strappargli un respiro. E che qualcun altro potesse portarglielo via . . cancellò il pensiero immediatamente. Seiji era suo. Sfiorò lentamente la sua schiena, i suoi muscoli duri e scolpiti, la morbida curva della vita, le costole che nette gli premevano le mani e quei glutei sodi. L'asciugamano gli scivolò giù dalle anche, lasciandolo nudo fra le sue braccia. Il bacio si approfondì, Touma aprì le labbra sotto l'attacco della sua lingua in preda alle vertigini, intossicato da quel suo meraviglioso profumo, dalla vicinanza di quell'incredibile corpo.
Un passo indietro, Seiji lo spinse contro il muro, Touma sentì appena il freddo delle piastrelle contro la schiena, tutta la sua attenzione concentrata su quella meraviglia di luce e calore che aveva fra le braccia, che gli premeva addosso, che gli accarezzava il petto sotto le maglietta, che faceva scivolare le mani sotto la chiusura dei pantaloni. I suoi denti iniziarono a giocare con un lobo dell'orecchio, mordendogli il collo, facendolo tremare fin nell'anima.
"Seiji . ."
Lo sentì ridere, poi inginocchiarsi davanti a lui.
"Stai fermo, amore."
"No, Seiji . . non è . . non è necessario che . ."
Seiji rise. "Ho voglia di berti."
Touma piegò all'indietro il capo sentendo Seiji prenderlo in bocca e iniziare a succhiare. Conosceva perfettamente ogni palmo del suo corpo, sapeva dove toccare e come farlo, con che pressione, con che intensità . . sapeva farlo impazzire nel giro di pochi minuti proprio come riusciva a dargli piacere per una notte intera. Touma cercò di soffocare il ringhio che gli sfuggì dalle labbra. Artigliò i capelli biondi del suo compagno, obbligandolo a tenere un ben preciso ritmo e gli venne fra le labbra pochi istanti dopo mordendosi la lingua per non urlare.
Seiji inghiottì il seme di Touma con un sorriso sfregando il capo sul suo ventre, poi si alzò in piedi lasciandosi baciare.
"Seiji . . ti amo . ."
Lui sorrise. "Anch'io, sciocco. - gli allontanò le mani che stavano per scendere pericolosamente lungo il ventre. - Ti prego, no. Abbiamo tutta la notte. Adesso sono . . stanco. Vorrei finire di asciugarmi e poi stendermi un po' prima di cena. Sempre che tu mi dia il permesso . ."
Un sorriso dolce, Touma arrossì sistemandosi i pantaloni. "Io non volevo obbligarti a . . "
Seiji gli prese il mento fra le mani obbligandolo a sollevare il capo. "Io volevo berti, te l'ho detto. - un bacio leggero sulle labbra, poi un nuovo sorriso pallido - Non mi hai obbligato a fare nulla che non volessi anch'io. Non l'hai mai fatto."
Touma guardò quel viso, quel sorriso lieve e trasparente, increspargli appena le labbra . . com'era bello, non sembrava neppure vero. Non gli pareva vero che un uomo così si fosse innamorato di uno come lui. Ma era così naturale che tutti avessero perso la testa per lui! Gli sorrise in risposta annuendo col capo baciandogli una guancia. Si avvicinò alla porta cercando di sistemarsi i capelli e di darsi un contegno. Tossicchiò nervosamente senza voltarsi.
"Volevo chiederti . . scusa se ti ho asfissiato in questo periodo. Davvero . ."
Lo sentì sospirare "Credo proprio che questo sia un discorso che dovremo affrontare io e te, prima o poi."
Touma annuì uscendo dalla porta del bagno con un mezzo sorriso amaro stampato sul volto. Perché mai quando voleva parlargli di cose serie finiva sempre così? Perché mai dannazione riusciva a rigirarlo come un burattino?
Perché era così eccitante che gli bastava guardarlo per . . per . . Sbuffò scocciato con se stesso e anche con lui. Sapeva che Seiji poteva farlo venire nei pantaloni come un bambino con una semplice occhiata, a volte c'era andato così dannatamente vicino . . e che rideva quando glielo diceva, uno sguardo di falsa innocenza che lo rendeva ancor più attraente. Quegli occhi viola che si riempivano di ombre cangiati, quelle labbra che si dischiudevano appena sui denti come se fosse un predatore sul punto di affondare i denti nella giugulare della sua preda, quelle mani che si intrecciavano delicatamente . . Touma scosse il capo cercando di pensarci il meno possibile.


Seiji si fissò nello specchio con un ghigno pallido e tirato, uno spettro di quel sorriso caldo con cui aveva avvolto Touma. Maledizione all'apprensione di tutti quanti e alla sua propria debolezza! Frugò nel mucchio di vestiti asciutti che si era portato dalla stanza ed estrasse il barattolo di pillole soffocando un moto d'ira: doveva nascondersi per prendere delle medicine . . ma d'altra parte non avrebbe mai e poi mai detto a qualcuno di loro che per continuare a vivere aveva bisogno di impasticcarsi con degli ansiolitici.
Inghiottì due pasticche con gli occhi fissi sul foglietto illustrativo.
Dunque, indicato per squilibri emotivi collegati a stress situazionale e/o ambientale . . bla bla bla . .; sovradosaggio: abbassamento della pressione, tachicardia, infiammazione delle prime vie respiratorie, rigidità muscolare, sonnolenza, nervosismo, compromissione del sistema di termoregolazione corporea; effetti a lungo termine: . . bla bla bla . . ; dosi consigliate: 3 pastiglie al dì. Seiji sorrise scuotendo le spalle: pagava quel dannato psichiatra fior di quattrini e ora avrebbe dovuto trovargli qualcosa che gli evitasse di stramazzare al suolo senza sensi se si prendevano un paio di pastiglie in più di quelle prescritte! Secondo lui non avrebbe neppure dovuto esporsi troppo al sole! Grugnì una maledizione nascondendo di nuovo la boccetta, le mani che iniziavano a tremare e la mente lievemente ovattata dopo pochi attimi, come sempre succedeva quando le prendeva a stomaco vuoto.
Si chinò sul lavandino bagnandosi il viso con acqua fredda . . ma ne aveva *bisogno* . . un dannato bisogno. Guardò l'orologio, le 18 e 25, era presto ma era stanco, tanto stanco . .
Qualcuno bussò alla porta "Seiji, sono Shin, stai bene?"
Perché mai non lo lasciavano un po' in pace? Si avvolse l'asciugamano intorno alle anche e uscì dal bagno con i capelli ancora gocciolanti tenendo sotto braccio i vestiti asciutti che si era portato dietro.
"Mi sono solo fatto una doccia. Vorrei che evitaste di starmi addosso in questo modo, mi soffocate. - fu uno sguardo di ghiaccio a ricambiare quello soffuso e preoccupato di Shin. Lo superò senza un'altra parola, si fermò solo quando fu sulla soglia della propria stanza - Stasera non ceno. Ho bisogno di riposo."
E chiuse la porta di botto alle sue spalle.
Shin riuscì a riprendere a respirare.

*****

Touma entrò nella stanza di Seiji in silenzio, senza aver bussato. Dormiva.
Il loro legame era abbastanza forte perché potesse esserne certo, e l'ultima cosa che voleva era svegliarlo.
Non aveva cenato, come aveva detto a Shin, e come probabilmente era certo non avrebbe fatto già quando stava parlando con lui, solo che non gliel'aveva detto. Touma si passò una mano fra i capelli, sbuffando piano.
Ovvio, sapeva che l'avrebbe fatto diventare matto! Era uno sciocco, uno stupido e un idiota. Seiji era grande, non certo un neonato che avesse bisogno di una balia asciutta al seguito e se avesse continuato a stargli così addosso l'avrebbe fatto scappare. Era strano, quello era un lato del suo carattere che solo il suo biondo compagno era riuscito a far venire alla luce, prima non aveva mai neppure pensato di potersi comportare in maniera simile. Adesso solo l'idea di non avercelo al fianco lo faceva stare male. . e lui era lì che dormiva su un fianco, un sonno strano, pesante, raggomitolato su sé stesso, una mano accanto al viso, il palmo semi aperto, le labbra appena dischiuse, il volto rilassato, le lunghe ciglia che gli ornavano gli occhi come preziosi merletti scuri. Era così bello . . era così dannatamente bello . .
Shin aveva ragione a metterlo in guardia sulla troppa gelosia, ma come poteva? Avrebbe voluto che lo vedesse com'era ora e fargli capire che era 'suo', che gli apparteneva, e che quando si possiede una meraviglia simile fra le mani non si può non temere che qualcun altro di più degno la noti e che la voglia per sé. Anche solo un respiro più forte, un movimento brusco pareva in grado di spezzare l'incanto, di infrangere la visione che era adagiata sul lenzuolo, lì davanti a lui.
Touma sorrise, mandandogli un bacio da lontano, poi si accorse della piccola spia luminosa che lampeggiava sulla scrivania. Il cellulare di Seiji. Aveva abbassato tutti i toni di chiamata, diceva che era uno strumento che gli stava sui nervi, ma aveva ricevuto un messaggio. Touma tentennò incapace di prendere una decisione. Sapeva benissimo che non poteva assolutamente leggere i messaggi altrui ma . . ma Seiji in questo periodo era così strano . . e poi, da quando non si svegliava se qualcuno entrava nella sua stanza?
E poi da quando dava in giro il suo numero di cellulare? Non lo usava mai, era quasi perennemente spento e la maggior parte delle volte lo lasciava a casa, a parte nell'ultimo periodo in cui . . Si accigliò. Non era una cosa da fare. *Non* era una cosa da fare.
Ok, d'accordo. Si allungò e prese il cellulare fra le mani. Doveva essere uno sbaglio, avrebbe solo guardato il mittente, magari era una cosa urgente e doveva richiamare, e . . Touma premette il pulsante.
Mittente: D. Charlotte.
Charlotte? Una donna? Una donna! Lui andava in città per vedere *una donna*! 
Touma si sentì morire. Con Ryo avrebbe potuto competere, con chiunque altro avrebbe potuto lottare per tenersi Seiji, ma con una donna . . Si passò una mano sulla fronte sentendosi sudato fino al midollo. Era bisessuale e non gliel'aveva mai detto? E poi . . poi gli diceva che l'amava . . Una marea di sensazioni gli spazzò l'anima spaccandogli quasi il cuore.
Aveva delle sorelle . . magari era il nome di una sua sorella . . ecco, sì . . si prese in giro da solo. Nella sua famiglia non avrebbero mai dato un nome simile ad una figlia, per i suoi genitori era punto d'onore perpetuare il ricordo degli antenati, Seiji una volta gli aveva spiegato che portava il nome di un trisavolo morto combattendo in una battaglia secoli prima. Quella dunque non era sua sorella. E allora chi?
Sii ragionevole Touma, conoscerà un sacco di persone, è normale, anche la tua agenda è piena di numeri di telefono di ragazze. Le amiche di scuola, quelle incontrate al campeggio, poi al mare, le ragazze che hanno frequentato con te il corso di computer, quelle che venivano a nuoto . . ma nessuna di loro lasciava messaggi sul cellulare alle 10 di sera!
Si strattonò i capelli con rabbia. Magari aveva sbagliato numero, certo, doveva essere così. Oppure doveva essere una persona che aveva incontrato chissà quando e ora gli chiedeva un aiuto per fare qualcosa. Certo, doveva essere una cosa simile . .
"Touma."
Una voce pacata e bassa lo fece sobbalzare, quasi più di quel paio di occhi ribollenti di un'ira poco repressa che lo fissavano dal bordo del letto.
"Touma, quello è il mio cellulare?"
Lui annuì tendendoglielo insicuro sull'espressione da mettersi sul volto.
Seiji glielo strappò di mano e con un gesto secco del capo fece ritornare lo sguardo su di lui. Quegli occhi lo inchiodavano lì spogliandogli l'anima.
"Seiji io . ."
"Stavi leggendo i miei messaggi."
Non un'inflessione, né rabbia, né fastidio, solo i suoi occhi dicevano tutto quello che la voce non esprimeva. Touma cercò di respirare a fondo ma si accorse di non riuscirci.
"Non è come pensi."
"E allora com'è?"
Touma prese il coraggio a due mani e si irrigidì come se si stesse preparando a una lotta fisica.
"Ascoltami, sono preoccupato! E sono . . geloso, ecco! Tu vai in città, hai . . degli appuntamenti, non negarlo, e non mi dici con chi vai e io . ."
"Non ho mai negato che . . vedo qualcuno quando vado in città. Ma non sono affari tuoi. E non puoi controllare chi mi telefona, hai capito?"
Touma strinse i pugni.
"Come non sono affari miei?"
Seiji si alzò dal letto con una mossa fluida, gli occhi che lampeggiavano ancor più pericolosi e gli si piantò di fronte.
"Quello che ho detto. Non sono affari tuoi con chi mi vedo e perché."
Touma sentì una rabbia sorda martellargli nel cuore e nelle orecchie. Come non erano affari suoi? Certo che lo erano! Seiji era la sua vita! Seiji era . .
"Tu sei mio! Io non ti permetto di . ."
Seiji rispose con una scrollata di spalle.
"Anch'io ti amo, Touma. Ma questo non significa che dobbiamo andare in giro legati al guinzaglio, io e te. Io non lo accetto."
"E se fossi io a non accettare un comportamento simile?"
Seiji rimase impassibile.
"Sai dov'è la porta per uscire dalla mia stanza, Touma, e anche il modo per uscire dalla mia vita."
Touma si sentì travolgere da una valanga. Il cuore perse un paio di colpi e dovette sbattere le palpebre un paio di volte per convincersi che era sveglio. Quella freddezza, quell'incredibile cinismo, quel . . Strinse i pugni abbassando il capo.
"Hai una donna, vero? Io . . non ti basto? Dimmelo .. ti prego solo di  dirmelo, poi . . poi ti lascerò in pace..."
Sentì la mano di Seiji posarsi sulla sua spalla, il suo corpo avvicinarsi e un fiato caldo accarezzargli l'orecchio.
"Sei così sciocco, Touma, a volte. Come devo fare con te? Come posso dimostrarti quello che provo .. non c'è nessuna donna, non come la intendi tu. Non ho un'amante, non ho un altro uomo. Io ti amo, e per me questa frase significa già tutto. Non ti cambierei con nessun altro al mondo. Voglio te, e solo te. - gli fece sollevare il volto - Ma ho bisogno anche di spazi miei, in cui tu e gli altri non centriate. Ne ho bisogno. Ma non è un tradimento. Perdonami se non riesco a farne a meno."
Touma tremava da capo a piedi. Come poteva farlo stare così male solo con una frase e un'occhiata? Come poteva farlo rinascere con una carezza? Perché si lasciava trattare come una marionetta? Perché questo era nelle sue mani . . burro fuso . . In una decina di secondi era riuscito ad odiarlo e poi ad odiarsi, e poi ad amarlo e ora . . ora si sentiva in colpa e lui gli stava chiedendo scusa. Perché non capiva? Perché quando c'era Seiji il mondo diventava tutto così confuso? Perché non trovava più un senso alla sua vita, né una direzione ai suoi pensieri? Perché Seiji era . . era Seiji? Così maledettamente attraente, così sicuro e sensuale? Così . . 
Labbra premute alle sue, un bacio leggero e dolce, gentile.
"Non lasciarmi Touma, ti prego. Non lasciarmi. ."
. . da impazzire. Lo abbracciò, prolungando il bacio, stringendolo con forza a sé, passandogli una mano fra i capelli tirandogli indietro il capo.
"Lasciarti? Potrei mai farlo?"
Un sorriso.
"Lo stavi facendo. - Touma stava per rispondere ma Seiji gli posò le dita sulle labbra - Quando pensi che ti tradisca, mi stai lasciando. Non ti fidi di me."
Il suo sguardo divenne dolce, malinconico, d'una bellezza così struggente che Touma rimase senza fiato. Si strinse nel suo abbraccio con un sussurro. 
"Seiji . . perdonami io . ."
"Shtt, Touma. Facciamo finta che non è successo niente. Io . . io vorrei stare qui così per un po'. Vorrei stare abbracciato a te, vorrei addormentarmi tra le tue braccia. Vuoi?"
Non l'aveva mai sentito così vulnerabile. Avrebbe voluto chiedergli cosa stava succedendo ma si trattenne. Arretrarono fino al letto per lasciarsi scivolare sopra. Seiji gli sorrise appoggiando il capo sul suo braccio e stringendosi a lui, e fu l'ultima cosa che fece prima di addormentarsi.
Touma invece passò ancora ore ad assorbire con lo sguardo e con ogni poro della sua pelle la presenza di Seiji tra le sue braccia e a cercare di sgarbugliare quella terribile matassa che si era formata nella sua mente.





 


parte terza
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